Villa Dei Cedri

Villa Dei Cedri

Villa Giuliari Moscardo Miniscalchi detta “dei Cedri” comprende tre corti e un fondo di circa 46 campi situato parte in collina, dove sorgono gli edifici padronali, e parte in pianura.

I Giuliari furono i primi ad abitare questa proprietà nel XVI secolo, forse era stata Caterina Falconi, sposa di Michele Giuliari, a portare in dote i beni di Colà. Nel 1530 ospitarono Carlo V di ritorno da Bologna dove era stato incoronato dal papa: una lapide collocata all’esterno dell’edificio più antico ricorda l’evento. Nel 1665 Diamante Giuliari, sposa di Gerolamo Franzoni, testa in favore dei figli Paolo e Giancarlo, destinando loro tutte le case di Colà; il cospicuo lascito verrà ereditato in seguito dalla sorella Isabella, sposa di Ottavio Morando e, sempre per via ereditaria alla fine del XVII secolo, passerà ai Moscardo, nobile famiglia veronese, discendente da Ludovico, creatore di un museo nella propria dimora veronese, cultore delle arti e degli studi naturalistici: la sua effige sarebbe riprodotta nel busto in pietra collocato all’interno della grotta, ricoperta da conchiglie con fontana e statua della Fortuna, che si affaccia sul cortile padronale.
Nel 1708 nella villa soggiorna il re Federico IV di Danimarca, come ricorda una seconda lapide sempre all’esterno del palazzo edificato dai Giuliari e che i Moscardo avevano ampliato e arricchito.
Nel 1785 Teresa, una delle tre figlie di Moscardo Moscardo, ultimo discendente della famiglia, sposa Marcantonio Miniscalchi, portando in dote la possessione di Colà che, con il palazzo cittadino, diventa il centro di rappresentanza e la dimora estiva di questa importante famiglia veronese. In occasione del matrimonio di Luigi Miniscalchi con Marianna Erizzo, ultima discendente della prestigiosa famiglia veneziana, avvenuto nel 1808, iniziano i lavori che trasformeranno radicalmente la tenuta. Ai Miniscalchi-Erizzo si deve l’imponente villa neoclassica, costruita su progetto dell’architetto milanese Luigi Canonica, e l’attuale conformazione del parco con i tre ingressi e la grande meravigliosa serra.
Nel XX secolo i Miniscalchi-Erizzo alieneranno la villa ai baroni Treves de Bonfili e questi alla famiglia milanese Solbiati; negli anni ottanta la proprietà verrà acquistata dalla società SOGEO per passare all’attuale Villa dei Cedri s.p.a.
Nel corso degli anni ottanta, all’interno del parco è stata rinvenuta una sorgente di acqua termale che scaturisce dal suolo alla temperatura di 37°c, questo ritrovamento ha portato alla trasformazione dell’intero complesso in centro termale, attrezzato per la balneazione.
Si accede al cortile d’onore, sulla sommità del colle, attraverso un ingresso ottocentesco che nella struttura si ispira all’architettura romanica, poco distante persiste l’antico portone padronale con cornice a bugne. Sulla grande corte tenuta a giardino si affacciano le due residenze padronali: quella che fu dei Giuliari e di Moscardo, con finestre centinate di fattura cinquecentesca e una torretta (forse l’antica colombara) con loggiato e decorazioni risalenti al XIX secolo, e quella neoclassica edificata all’inizio dell’Ottocento dai Miniscalchi-Erizzo. La grande villa neoclassica è un edificio a tre piani, con due lunghi prospetti: quello verso il cortile, più lineare, è arricchito da una pensilina in ferro e vetro; nel settore centrale, al piano nobile, è collocato il balcone con balaustra in pietra su cui si affaccia una grande porta ad arco. La facciata verso il parco-giardino risulta essere più elaborata in quanto è questo il prospetto principale che si scorge provenendo attraverso il parco dai due ingressi situati ad oriente (verso Verona) e ad occidente (verso Lazise). Il settore centrale è arricchito dal pronao, addossato alla facciata, con due lesene e due semicolonne concluse da capitelli ionici che sostengono il timpano con lo stemma dei Miniscalchi-Erizzo. Tutti i prospetti al piano terra sono decorati con intonaco a bugnato gentile mentre le finestre del piano nobile hanno cornici con cimasa.
Gli ambienti interni furono rimaneggiati nella prima metà del Novecento; al piano terra, oltre alla sala ovale, è da ricordare il salone neoclassico con pavimento in legno intarsiato e colonne corinzie. Lo scalone con bella ringhiera in ferro e ghisa presenta nel soffitto decorazioni in stucco riproducenti una cassettonatura ottagonale.
Attorno a questi due corpi padronali sussistono altre costruzioni risalenti ad epoche diverse, tra queste spicca un edificio neogotico con finestre trilobate in marmo rosso risalenti alle grandi opere di trasformazione dell'Ottocento.
L’elemento di spicco di questo complesso è il parco romantico, creato probabilmente verso la metà del XIX secolo. Uno dei più vasti della provincia di Verona, mantenutosi ancor oggi intatto, il parco è attraversato da una rete di percorsi con rocce, statue, sedili in pietra e grotte rivestite da decorazioni di gusto rocaille. Ad esso si accede attraverso due ingressi: quello principale, che si affaccia sulla strada per Verona, chiamato anche “guglia Miniscalchi” per la caratteristica torretta neogotica che lo sovrasta. Verso Lazise si apre il secondo ingresso, vigilato dalla portineria che ricorda uno chalet alpino.
In posizione elevata si trova la serra calda; al centro essa è ricoperta da una grande cupola in ferro e vetro che un tempo custodiva il giardino d’inverno. All’estremità si trovano due torrette in muratura per il laboratorio e il ricovero degli attrezzi utilizzati per il funzionamento della serra stessa. Nella parte vetrata, lo spazio interno veniva oscurato da particolari stuoie vegetali che si facevano calare dall’alto nei giorni estivi, mentre su mensole e tavoli si coltivavano essenze arboree e floreali di varie specie. L’architettura della serra lascia supporre un artefice comune con la serra di villa Poggi. Il lago, con la suggestiva grotta-imbarcadero, è stato cementificato e trasformato in piscina, mentre nella grotta si praticano idromassaggi.

Comune: Lazise
Frazione: Colà
Piazza di Sopra, 4
Epoca: inizio XIX sec.