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Le Palafitte: tra mito e realtà

Quando pensiamo all’archeologia della preistoria spesso ci vengono in mente reperti che riguardano tombe, armi o siti militari e difficilmente si riesce a capire come vivevano i nostri antenati.

Di solito i reperti riguardano esclusivamente oggetti di metallo, pietra, terracotta o vetro, ma tra i resti rinvenuti dei popoli lacustri troviamo numerosi materiali organici e facilmente deperibili come oggetti in legno, tessuti e addirittura cibi: infatti contrariamente a quanto si crede gli ambienti umidi favoriscono la conservazione e quindi la restituzione di reperti non solo in quantità elevate ma anche di materiali quali legni e tessuti normalmente di difficilissima conservazione. La scoperta dei popoli lacustri incomincia in Svizzera dove, nel 1854, fu scoperto un esteso campo di pali di legno piantati nel suolo, che emergevano dalle acque del Lago di Zurigo. L’archeologo Ferdinand Keller ipotizzò l’esistenza, nella preistoria, di un antico villaggio lacustre che chiamò palafitta, caratterizzato da abitazioni simili a capanne che sorgevano su piattaforme di legno e sostenute da pali infissi verticalmente sul fondale del lago. Più recentemente si scoprì che tali abitazioni potevano essere sorte anche su terreno paludoso, sulle rive del lago, più o meno asciutte e torbose, o anche su terreno asciutto. Sulle orme delle nuove scoperte si cominciarono a cercare reperti simili in tutti i laghi dell’arco alpino e così avvenne anche sul Lago di Garda, che divenne il punto di riferimento delle ricerche sulle palafitte per i numerosi ritrovamenti che lo interessano. In realtà i primi ritrovamenti preistorici sul Lago di Garda avvennero già nel 1850 a Peschiera durante la costruzione delle fortezze austriache, per capirne l’importanza si dovette però aspettare l’arrivo in Italia di Keller stesso e del collega von Sacken. Ben più importanti reperti furono trovati a Lazise, dove vennero scoperti nel 1864  tre siti palafitticoli: Bor e Porto di Pacengo e Villa Bagatta. Nel 1983 Egidio Isotta, nostro concittadino, segnalò al Museo Civico di Storia Naturale di Verona l’esistenza di una quarta palafitta in località Bottona, vicino ai campeggi Ideal e La Quercia e da allora conosciuta come la palafitta de La Quercia di Lazise. Tutti e quattro i siti palafitticoli risalgono all’Età del Bronzo e specificatamente ad un periodo che va dal 1700 al 1400 a.C. Tra i reperti ritroviamo: ossa lavorate; lavori in ceramica come ciotole e vasi; la selce in lame e punte di freccia; i metalli che venivano utilizzati sia per utensili come asce o falcetti, sia per oggetti ornamentali quali spilloni, pendagli e bottoni e infine il legno, usato per recipienti, manici di asce o falcetti, per mestoli e zappe. Riguardo i resti vegetali sono presenti frumento, orzo, corniolo, vite e fico e un pane tondeggiante e schiacciato. Gli insediamenti si estendevano parallelamente alla spiaggia da cui distavano circa un centinaio di metri e alla quale potevano essere messi in comunicazione da una passerella. I reperti oggi si trovano per la maggior parte al Museo Civico di Storia Naturale di Verona.